Elena di Savoia, nata Jelena Petrović-Njegoš, nacque a Cettigne, all’epoca capitale del Principato di Montenegro l’8 gennaio 1873. Figlia del futuro Re del Montenegro Nicola I (Nikola Mirkov Petrović-Njegoš), fu educata ai valori e all’unione della famiglia. Studiò a Pietroburgo, frequentò la casa reale russa e collaborò con una rivista letteraria russa pubblicando poesie. Era una donna molto alta (180 cm). L’incontro con Vittorio Emanuele di Savoia venne combinato dalle rispettive famiglie per dare all’Italia una maggiore apertura verso il mondo slavo e per cercare di arginare gli effetti delle nozze fra consanguinei che affliggevano gran parte della nobiltà europea dell’epoca, favorendo il diffondersi di difetti genetici e di malattie come l’emofilia. Vittorio Emanuele III, figlio di cugini primi, non avrebbe potuto generare un erede sano con una sposa troppo vicina a lui per albero genealogico. Grazie al matrimonio con Elena, invece, ebbe come erede Umberto II, niente affatto simile al padre per quanto riguardava statura e salute.
Dopo il secondo incontro in Russia, Vittorio Emanuele formulò la richiesta ufficiale al padre di Elena, Nicola I. Il matrimonio fu celebrato il 24 ottobre 1986: la cerimonia civile si tenne al Quirinale, quella religiosa nella Basilica romana Santa Maria degli Angeli. A seguito della sconfitta di Adua, non furono nozze sfarzose, non c’erano reali stranieri tra gli invitati. In viaggio di nozze gli sposi si recarono con il panfilo Jela (Elena in lingua montenegrina) sull’isola di Montrcristo dove vissero il loro amore semplicemente, evitando gli appuntamenti mondani. Elena assecondò il marito in tutto. La sua presenza accanto al sovrano si mantenne sempre umile e discreta, non fu mai coinvolta in questioni strettamente politiche, ma dedita e attenta ai bisogni del suo popolo adottivo. Predisposta particolarmente per lo studio delle lingue straniere, fece da traduttrice al marito.
Dal matrimonio con Vittorio Emanuele III ebbe quattro figlie, Iolanda (1901-86), Mafalda (1902-44), Giovanna (1907-2000) e Francesca (1914-2001), e un figlio, Umberto (1904-83), che fu l’ultimo re d’Italia. Al termine della guerra, che per l’Italia venne fissata convenzionalmente il 25 aprile 1945, Elena andò in esilio con il Re il 9 maggio del 1946, subito dopo che Vittorio Emanuele III ebbe abdicato a favore del figlio Umberto assumendo il titolo di Conte di Pollenzo.
La coppia reale si ritirò a Villa Jela, ad Alessandria d’Egitto, ospite di re Farouk I d’Egitto, che ricambiò così l’ospitalità data a suo tempo dal regno italiano a suo nonno. Durante l’esilio i due coniugi festeggiarono il cinquantesimo anniversario di matrimonio. Elena rimase col marito in Egitto fino alla morte di quest’ultimo, avvenuta il 28 dicembre 1947.
Tre anni dopo si scoprì malata di cancro e si trasferì in Francia, a Montpellier e nel novembre 1952 si sottopose a un difficile intervento chirurgico nella clinica di Saint Cóm, dove morì il 28 novembre.
Nata a Roma il 1° giugno 1901 fu la primogenita del Re d’Italia Vittorio Emanuele III e della Regina Elena di Montenegro dopo cinque anni di matrimonio. La Principessa sposò, secondo i suoi desideri, il 9 aprile1923, nella Cappella Paolina, il Conte Giorgio Carlo Calvi di Bergolo, Ufficiale di Cavalleria.
Dal matrimonio ebbe 4 figli.
Jolanda seguì i genitori con il marito ed i figli nell’esilio del 1946 ad Alessandria d’Egitto e vi rimase fino alla morte del padre Vittorio Emanuele III, poi con la sua famiglia si trasferì nuovamente a Roma in una villa edificata nella tenuta di Capacotta, a quel tempo ancora proprietà degli eredi Savoia e oggi parte della tenuta di Castelporziano. Morì in una clinica a Roma il 16 ottobre 1986 e fu sepolta nel cimitero monumentale di Torino.
Nata a Roma il 19 novembre 1902 fu la secondogenita del Re d’Italia Vittorio Emanuele III e della Regina Elena di Montenegro. Soprannominata “Muti” era di indole docile e obbediente. Trascorse la sua infanzia nell’ambiente familiare accanto alla madre e alle sorelle ; le vacanze si svolgevano a Sant’Anna di Valdieri, a Racconigi e a San Rossore con la partecipazione di tutta la famiglia. Durante la prima guerra mondiale, con le sorelle, seguì la madre nelle sue frequenti visite ai soldati e agli ospedali, venendo così coinvolta nelle attività materne di conforto e cura alle truppe.
Si sposò a Racconigi il 23 settembre 1925 con il principe tedesco Filippo Langravio d’Assia-Kassel che nel giugno 1933 su proposta di Hitler assunse l’incarico di governatore della Provincia d’Assia-Nassau, un grado nelle SS e vari incarichi. Nel settembre del 1943 alla firma dell’armistizio con gli alleati, i tedeschi organizzarono il disarmo delle truppe italiane. Badoglio e il Re trasferirono la capitale al Sud, ma Mafalda, partita per Sofia per assistere la sorella Giovanna, il cui marito Boris III era in fin di vita, non fu messa al corrente dei pericoli, forse per paura che informasse il langravio suo marito, che era agli ordini del Führer. Seppe quindi dell’armistizio mentre era in Romania.
Tornata a Roma appena in tempo per rivedere i figli custoditi in Vaticano, con un tranello venne arrestata dai tedeschi e deportata nel Lager di Buchenwald, dove venne rinchiusa nella baracca nr. 15 sotto falso nome (Frau von Weber).
Non ebbe alcun trattamento di riguardo e patì le stesse sofferenze degli altri prigionieri, malnutrizione e il freddo. Ferita gravemente per un bombardamento alleato del lager nell’agosto 1944, gli venne amputato un braccio e privata di ulteriori cure e abbandonata a se stessa, venne fatta morire dissanguata. Il suo corpo non venne cremato ma sepolto e venne successivamente identificato.
La Principessa Mafalda riposa oggi nel piccolo cimitero degli Assia, nel castello di Kronberg im Taunus vicino a Francoforte sul Meno.
Nacque nel castello di Racconigi alle 23.15 del 14 settembre 1904 e alla nascita pesava 4,550 Kg. Per comodità fu dichiarato il giorno 15 settembre come data di nascita ufficiale. Il 29 settembre venne concesso all’erede al trono il titolo nobiliare di Principe di Piemonte e venne battezzato nella cappella Paolina del Quirinale il 4 novembre in presenza di esponenti di tutte le case reali europee.
Nata a Roma il 13 novembre 1907 fu la terza femmina e la quartogenita del Re d’Italia Vittorio Emanuele III e della Regina Elena, figlia del Re Nicola I del Montenegro. La giovane Principessa crebbe con le sorelle Iolanda, Mafalda, Maria Francesca ed il fratello Umberto, trascorrendo molto tempo a Villa Savoia insieme alla madre, dalla quale ricevette una educazione classica.
Nel settembre 1923, a 16 anni, si ammalò di tifo contemporaneamente alla sorella Mafalda, sicchè i familiari temettero per la loro vita.
Nel 1927 incontrò per la prima volta lo Zar Boris III di Bulgaria che era asceso al trono bulgaro dopo l’abdicazione del padre nel 1918. I due giovani si innamorarono e si fidanzarono ufficialmente programmando le nozze che vennero celebrate con rito cattolico il 25 ottobre 1930 nella basilica francescana di Assisi. Essendo lo Zar di religione ortodossa, venne celebrata una seconda cerimonia a Sofia ove poi si tenne l’incoronazione ufficiale della nuova Zarina. Oltre che per il carattere aperto e socievole, Giovanna venne subito apprezzata in Bulgaria anche per le sue origine slave ed ebbe due figli.
Nel 1940 il Re Boris III riuscì a strappare alla Romania la regione della Dobrugia e nel 1941, durante un viaggio in Germania, accettò di allearsi a Hitler nel secondo conflitto mondiale con l’Italia ed il Giappone, ma temendo una sollevazione popolare, rifiutò di dichiarare guerra alla Russia, inimicandosi lo stesso Hitler. La crescente repressione attuata dai tedeschi contro gli ebrei della Bulgaria, spinse lo Zar e la Zarina ad aiutare molti di costoro al fine di salvarli dalla persecuzione nazista facendoli fuggire in luoghi sicuri. Questo atto sfrontato fece sì che Hitler richiedesse urgentemente un incontro con Boris III nel 1943, al termine del quale lo Zar fece ritorno in Patria per poi morire dopo appena tre giorni, probabilmente a causa di un avvelenamento.
Dopo la morte dello Zar Boris III venne proclamato Re il piccolo Simeone II (nato a Sofia il 16 giugno 1937) ma venne subito dopo deposto dall’avanzata dell’Armata rossa e dai comunisti. Nel 1946 venne abolita in Bulgaria, con un referendum pilotato dai sovietici, la monarchia pertanto Giovanna con i suoi due figli fu costretta all’esilio. Raggiunse dapprima l’Egitto presso i genitori, poi, dopo un netto rifiuto da parte dell’Italia che non trovava opportuno ospitare la famiglia reale bulgara, essendo la Regina una Savoia, nel 1950 il dittatore Francisco Franco offrì loro asilo politico in Spagna; infine, sposatisi i figli, Giovanna raggiunse il Portogallo presso il fratello Umberto a Cascais.
Ritornò per la prima volta in Bulgaria nel 1993, caduto il comunismo, venendo accolta con grande entusiasmo, per il cinquantenario della morte di suo marito Boris. Morì a Estoril il 26 febbraio 2000 ma venne sepolta in Italia.
Nata a Roma il 26 dicembre 1914 fu l’ultimogenita del Re d’Italia Vittorio Emanuele III e della Regina Elena di Montenegro. Nacque al Quirinale pochi mesi prima dell’entrata dell’Italia nella prima guerra mondiale.
Sposò il 23 gennaio 1939, nella Cappella Paolina del Quirinale in Roma, Luigi Carlo di Borbone (Schwarzau am Steinfelde, Austria, 5 dicembre 1899 – Mandelieu, Francia, 4 dicembre 1967), figlio di Roberto I di Borbone, duca di Parma e di Maria Antonia di Braganza, infanta del Portogallo. Luigi era il fratello minore di Zita d’Asburgo, ultima imperatrice d’Austria e regina d’Ungheria.
Molto spesso Maria accompagnava i reali nelle cerimonie e nelle manifestazioni; la propaganda dell’epoca la ritraeva dedita alla carità e all’amor patrio e vari disegni la raffigurano al seguito del padre sui campi di battaglia, intenta a dare conforto alle giovani leve.
Fu sempre molto amata, tanto che a Roma esiste ancor oggi una scuola a lei intitolata.
Nel 1943 fu internata in un campo di concentramento in Germania, con due dei suoi quattro figli e il marito. Nel 1945 gli anglo-americani li liberarono ed essi fecero ritorno in Italia. Dopo il referendum che portò alla fine della monarchia si trasferirono a Mandelieu. Nel 1967 rimase vedova e da allora scomparve quasi completamente dalla vita pubblica, fatta eccezione per il funerale del fratello Umberto, nel 1983. Nel 1991 fu colpita da un’altra terribile perdita, quella del primogenito Guy.
Più volte i nipoti cercarono di convincerla a scrivere la sua biografia, ma ella respinse sempre la proposta: non volle mai parlare della terribile sofferenza vissuta durante gli anni trascorsi nel campo di concentramento nazista.
Morì a Mandelieu il 26 dicembre 2001.